Ho sentito dire che una delle caratteristiche di un buon viaggiatore è quella di sapere già la futura meta mentre si è di ritorno da un viaggio. Ecco, proprio quello che capitò a me mentre ero di ritorno da Malta e ammiravo il Mediterraneo dal finestrino dell’aereo. La parola che mi rimbalzava nella mente per tutto il volo di ritorno era “Irlanda”, la verde Irlanda, l’isola di smeraldo. Proseguirono circa tre mesi di studio approfondito sulla storia, le culture e le tradizioni del popolo irlandese. Le mie ricerche su Google, YouTube e Maps erano ormai strettamente legate alla parola Irlanda. Mentre organizzavo l’itinerario già immaginavo il mio primo viaggio “on the road” tra le verdi e sconfinate stradine di campagna, lungo le imponenti scogliere a picco sul mare, tra saluti e foto ad animali liberi di pascolare, alla mia prima e vera esperienza quasi wild con il montaggio della tenda e la convivenza notturna con i sacchi a pelo. L’emozione era già tanta ancor prima di partire!
Finalmente si parte
Napoli, 25 Luglio 2019, ci sono circa 35°C, ma nella piccola sala di attesa, stretti come sardine e con condizionatori k.o. se ne percepiscono più di 40°C. La pazienza di mia moglie ha già raggiunto il limite. Per fortuna l’aereo decolla con soli 30min di ritardo. Finalmente si parte! Dopo circa 3h e 30min di volo mettiamo piede sul suolo irlandese, temperatura gradevolissima, appena 18°C, cielo leggermente grigio, ma cosa importantissima: NON PIOVE!!! Può sembrare strano, lo fu anche per noi in quei 10 giorni sotto i cieli d’Irlanda, ma di pioggia ne abbiamo davvero un vago ricordo. Prima tappa Dublino
DUBLINO
Dopo circa mezz’ora raggiungiamo il centro di Dublino grazie all’ottima e vasta scelta di mezzi pubblici che collegano l’aeroporto alla capitale della Repubblica d’Irlanda. Valigie in albergo e subito a tuffarci tra la gente del posto, alla ricerca delle strade, dei pub, dei parchi e dei monumenti più noti, ma anche alla scoperta di posti meno turistici e affollati per goderci tutto, ogni piccolo angolo. Ovviamente non poteva mancare la visita e la foto di rito al famosissimo pub The Temple Bar.

Passeggiando lungo la vivacissima Grafton Street non si può non notare il senso di appartenenza e l’attaccamento degli irlandesi alla loro nazione; bandiere tricolori che si affacciano in strada e accompagnano i turisti nella loro visita; a questo si uniscono simpatici e bravi giovani musicisti che con musiche popolari e tradizionali rendono l’atmosfera ancora più irish (stessa sensazione vissuta a Galway di cui parlerò più avanti). Alla fine di Grafton Street troviamo il verdissimo St Stephen’s Green, un parco pubblico molto curato e ordinato dove potersi rilassare e ricaricare le energie per raggiungere altri bei posti in città come ‘Ha Penny Bridge, O’Connoll Bridge, il Trinity College, St Patrick Cathedral, National Gallery of Ireland, il Castello di Dublino, O’Connoll Street, la Guinness Storehouse, l’infinità e diversità di pub e tanto, ma tanto altro ancora.
Grafton Street St.Stephen’s Green ‘Ha Penny Bridge di notte Tram in St.Stephen’s Green Statua di Molly Malone
Dopo aver passeggiato continuamente per tre giorni a Dublino è arrivato il momento tanto atteso, macinare tanti altri kilometri in auto e andare alla scoperta di ogni angolo irlandese. Ci dirigiamo all’aeroporto per ritirare la VW Golf prenotata on-line, ma ci consegnano una Toyota Corolla Hybrid. Ero un po’ perplesso, non avevo mai provato finora una macchina ibrida, ma il caso volle che dopo i primissimi silenziosi metri fu subito amore. Una macchina ibrida non poteva che essere l’alleato migliore in questa avventura on the road in giro per l’Irlanda.

Pronti, partenza, viaaaaaaaa!!!
Ops, la guida è a sinistra e lo sterzo è sulla destra… per fortuna il cambio è automatico. Ma dopo appena una ventina di minuti di guida eccomi ormai aver preso il pieno controllo della situazione e inizio a godermi questi nuovi cambiamenti. Si scende verso sud e dopo circa 2h30min raggiungiamo Cobh, una piccola e graziosa città portuale.
COBH
Molto caratteristiche sono alcune casette colorate disposte su una strada molto ripida, la West View. Alle spalle di queste casette spunta la bella Cattedrale di St.Colman in stile neogotico. Altro luogo di interesse è la zona portuale, ben raccolta con dei negozietti molto carini e un piccolo parco dove vengono ricordati personaggi storici come il Presidente John F. Kennedy, Annie Moore una ragazzina quindicenne che salpò per l’America in cerca di fortuna con i suoi due fratellini e che fu la prima a raggiungere il centro d’accoglienza di Ellis Island. E una curiosità che non tutti conoscono di Cobh è che fu l’ultimo molo a cui attraccò il Titanic prima della terribile tragedia nelle gelide acque dell’Oceano Atlantico.
Interno della Cattedrale di St.Colman Resti del molo da dove salpò il Titanic Le casette colorate e la Cattedrale di St.Colman sullo sfondo
Finita la visita a Cobh è giunto il momento di trovare un camping dove poter vivere per la prima volta l’emozione di dormire all’aperto, in una tenda, all’interno di un sacco a pelo. In 15 minuti di auto raggiungiamo Jasmine Villa Caravan & Camping Park. Parcheggio l’auto sul prato e iniziamo a montare la tenda con molta cura, stando attenti a non saltare nessun passaggio per evitare di ritrovarci senza una protezione sulla testa durante la notte. Di fronte a noi ammiriamo una ragazza poco più che ventenne, viaggiatrice solitaria, con la sua piccola VW Polo blu strapiena di attrezzature per il camping, dalla tenda ai fornellini a gas, dal tavolino pieghevole alla sedia e da lì a poco arrivò a farle compagnia per la cena un signore di mezza età, un altro viaggiatore solitario, costui però in sella ad una bici e anch’egli ovviamente super attrezzato. In quel momento ho capito profondamente quanto sia bello viaggiare e dentro me cresceva fortemente quello spirito di avventura che ti porta a vedere cose un po’ fuori dal normale del vivere quotidiano, a vivere esperienze uniche, a conoscere quella sana follia di tante persone, giovani e meno giovani, che hanno come obiettivo quello di godersi la vita a proprio gusto e piacimento.

Missione riuscita, tenda montata e quindi un piccolo spuntino leggero prima di prepararci ad affrontare la notte. L’App Meteo mi informa che la temperatura scenderà fino a toccare i 4°C…

La prima dormita in tenda non verrà certa ricordata come una delle più comode e più calde; l’inesperienza da campeggio ci mise a dura prova ed è per questo che l’indomani subito ci mettemmo alla ricerca di soluzioni che rendessero i nostri futuri pernottamenti in tenda più confortevoli. Trovate le opportune soluzioni potemmo dedicarci alla visita della prossima città.
CORK

Cork dista 30min di auto da Cobh. Città portuale anch’essa, bagnata dal fiume Lee, è stata nominata capitale europea della cultura del 2005 ed è la seconda città più popolosa della Repubblica d’Irlanda, dopo la capitale Dublino. A Cork abbiamo visitato la maestosa St.Finbarre’s Cathedral di rito cristiano anglicano.

Poi ci siamo diretti all’English Market che, seppur molto più raffinato, mi ha ricordato per certi versi il grandissimo mercato La Boqueria di Barcellona sulla Rambla.

Dopo qualche assaggio di prodotti tipici irlandesi ci dirigiamo verso il centro della città. Infine raggiungiamo la torre campanaria Shandon chiamata anche The four-faced liar (il bugiardo a quattro facce) in quanto su ognuna delle quattro facciate vi è un orologio che segna un orario diverso dagli altri tre.
KINSALE
A 25km da Cork si trova Kinsale, una piccola cittadina di appena 5mila abitanti. Non vi è tanto da dire o visitare qui se non per i caratteristici negozietti del centro dai colori molto vivi.
CLIFFS OF MOHER
È giunto il momento di lasciare un po’ le città e di immergerci nella natura più vera, direzione le Cliffs of Moher. Lasciamo la costa sud-est e da Kinsale saliamo leggermente verso nord-ovest tagliando in due l’Irlanda. Dopo 3 ore di viaggio eccoci arrivati alle famose scogliere. Tira un po’ di vento, quindi meglio organizzarci bene tempestivamente. Batterie dei cellulari cariche, action cam pronta all’uso e via a conoscere questa meraviglia naturalistica. Poco dopo il Visitor Center troviamo un tenero vecchietto che strimpella qualche nota dal suo piccolo flauto; poco più avanti una giovane ragazza con un delicato tocco alle corde della sua bella arpa ci regala un dolce e rilassante suono che sembra propagarsi per le scogliere con l’aiuto del vento che lì non smette mai di soffiare. Lunghe 8 km con un’altezza massima di 217 metri sull’Oceano Atlantico, sono una meta turistica molto famosa in tutto il mondo. Alcuni punti sono molto pericolosi in quanto molto sporgenti e a strapiombo. Bisogna prestare davvero molta attenzione perché un piccolo passo falso, dovuto alla curiosità di sbirciare qualche nido di gabbiani e falchi, può essere letale. Lungo il sentiero si possono notare diverse specie di bovini liberi al pascolo, che mangiano erba fresca e respirano aria pulita che sale dall’oceano. Dopo oltre 5 ore di cammino su e giù per le scogliere decidiamo di ritornare al parcheggio, recuperare un po’ di energie con uno spuntino veloce e pronti per nuove mete. Galway ci aspetta.



GALWAY
Galway dista dalle Cliffs of Moher poco più di 1h e 30 minuti. Ciò di cui mi sto meravigliando è che starei ore ed ore a guidare qui in Irlanda, non mi pesa, non mi stanca. Anzi, percorrere centinaia di chilometri circondato da un panorama dalle infinite sfumature di verde, con castelli e angoli di oceano che sbucano dietro le curve, con soste momentanee per un saluto a qualche pecora scesa in strada, non fa altro che rigenerarmi. Poco prima di arrivare a Galway ci fermiamo al B&B Breanloughaun BriarHill. Ad attenderci un affettuosissimo cagnolone. Poco dopo ci raggiungono la signora Maria e sua figlia Shane. Ci mostrano subito casa, ci parlano della loro attività estiva qui al B&B e che finita la stagione estiva tornano a vivere a Belfast, e ci confessano che amano tanto la Costiera Amalfitana. Facciamo una bella doccia calda e decidiamo di raggiungere il centro di Galway. Consiglio vivamente questo B&B a chi decide di passare da queste parti; stanze accoglienti, bagni pulitissimi, colazione molto ricca e varia e non per ultimo la dolcezza e la simpatia delle padroni di casa.

Arrivati nella piazza principale della citta, Eyre Square, decidiamo di raggiungere la zona del fiume e quindi ci incamminiamo verso William St dove ad un certo punto incontriamo due distinti signori intenti a chiacchierare su una panchina, Oscar Wilde ed Eduard Vilde. Non li disturbiamo, staranno parlando di cose molto importanti.
Continuiamo il nostro percorso e mentre percorriamo Shop St e High St veniamo immediatamente travolti dalla vivacità che emana questa allegra città.
Vi assicuro che si vivono esattamente le stesse ed identiche scene del videoclip Galway Girl di Ed Sheeran. È tutto uno scoppio di colori, di bandierine volanti che vanno zigzagando da una facciata all’altre delle suddette strade, infiniti pub e luoghi di ristoro, tantissimi artisti, musicisti e giocolieri che si esibiscono, moltissimi turisti curiosi fermi lì a fotografare e ad applaudire. C’è vita a Galway! Un’unica nota stonata… Giunti alla fine di Quay St un gabbiano, da un’altezza indefinita e con una precisione di un cecchino della S.W.A.T., mi lascia un ricordino sulla mia scarpa destra… BIANCA! Superato questo inconveniente ci dirigiamo verso il fiume Corrib passando sotto lo Spanish Arch, e passeggiando su The Long Walk ci godiamo la tranquillità del luogo, i cigni che si rinfrescano nel fiume, adulti che giocano con i loro piccoli e poco più avanti alcuni giovani seduti sul prato che cantano e suonano tenendosi compagnia con birra e whisky.

Il tempo scorre veloce a Galway, è giunto il momento di cenare. Ci resta solo un dubbio… Quale pub scegliere tra tutti quelli che offre la città? La scelta cadde sul McGettingan’s e vi assicuro che ne valse la pena per tutte le emozioni vissute quella sera. Come in ogni pub irlandese che si rispetti la musica tradizionale popolare deve essere rigorosamente dal vivo. A tener accesa la serata con una chitarra, un violino e un piccolo strumento a corde che sembrava un ibrido tra un mandolino e una mini chitarra, c’erano tre giovani ragazzi molto simpatici. L’apice del divertimento si raggiunse quando il violinista decise di fare un assolo di un paio di minuti sul bancone principale del locale dove venivano spillate Guinnes e Galway Hooker a fiumi. C’era un’atmosfera molto coinvolgente, giovani e meno giovani lì in pista che mostravano tutto il loro sapere sui corretti passi dei balletti tipici irlandesi. Il loro sconfinato amore per le loro amate tradizioni era uno spettacolo per i nostri occhi! Tutt’oggi ricordo sempre con un sorriso sarcastico quando alcuni amici ci dicevano e continuano a chiederci: “Ma perché andate sempre in vacanza nel Nord Europa, in questi Paesi così freddi, dove la gente è fredda….?” Forse un giorno cambieranno idea…
Le prossime due tappe sono: Downpatrick Head e la piccola cittadina di Keadue. Downpatrick Head è a circa 140km a nord di Galway, ma per raggiungere questo posto decido di allungare un po’ il percorso, circa 70 km in più, tanto come già detto non mi stanca, e scelgo la strada più a ovest passando per il Connemara e godendomi tutta la bellezza naturalistica di questi luoghi.

Salutiamo con una fotoricordo il Gigante del Connemara e continuiamo il nostro viaggio. Dopo poco più di due ore arriviamo in questo posto sconfinato e nascosto, Downpatrick Head. Anche qui, come per le Cliffs of Moher, ciò che balza subito agli occhi sono tre cose: animali al pascolo, verde infinito e il suono delle onde dell’Oceano Atlantico che si infrangono sulle scogliere.
Ciò che caratterizza Downpatrick Head è un pezzo di costone di scogliera chiamato Dun Briste distaccatosi dalla parete e rimasto isolato tra le acque dell’Atlantico. Sono posti questi non molto affollati dai turisti, un po’ difficili da raggiungere, ma che forse proprio grazie a ciò preservano la loro spettacolarità e unicità. Ci rimettiamo in marcia per raggiungere Keadue che dista quasi due ore di auto. A Keadue facciamo tappa per un motivo ben preciso, per omaggiare Turlough O’Carolan (1670-1738), l’arpista più famoso di tutta l’Irlanda. Noi che siamo musicisti non potevamo non farlo.
Siamo quasi giunti alla fine di una giornata davvero molto suggestiva e tra stanchezza e fame ci dirigiamo verso il Battlebridge Caravan & Camping Park, a 5 minuti di auto, dove metteremo la nostra tenda per passare la notte in attesa di nuove avventure ancora da vivere.
Ci svegliamo di buon mattino, non si sente una mosca volare. Circondati dalla tranquillità ci accingiamo a rimettere accuratamente la tenda nel bagagliaio. Questo è stato senza ombra di dubbio il miglior camping di cui abbiamo usufruito: pub annesso al parco, diverse tipologie di scelta per il pernottamento (in tenda, in roulotte, in barca, in un pod), servizi igienici super puliti e attrezzatissimi, possibilità di pescare in quanto il camping è situato sulle sponde del fiume Shannon e soprattutto molto economico, solo 15€ a notte!!!

È giunto il momento di metterci in marcia, destinazione Derry.
DERRY/LONDONDERRY
Derry/Londonderry dista poco più di 2 ore da Keadue. Tristemente famosa per essere stata teatro di guerriglia urbana dalla fine degli anni ’60 alla fine degli anni ’90. La pagina più triste fu scritta il 30 Gennaio 1972 quando un gruppo di soldati britannici sparò su una folla di manifestanti nel quartiere Bogside uccidendo 14 persone, 13 morirono in quegli attimi, una morì dopo 4 mesi per le ferite riportate. Tale strage è ricordata con il nome Bloody Sunday. In questo quartiere è possibile vedere dei murales che raccontano i momenti di quella giornata infernale.
KINBANE CASTLE
Finita la visita alla città di Derry ci dirigiamo ancora più verso l’estremo nord per visitare l’indomani un piccolo castello in rovina su un promontorio che affaccia nelle acque dell’Oceano Atlantico, Kinbane Castle. Pernottiamo a Ballycastle in una struttura a poche centinaia di metri dal castello. Mentre montiamo la tenda abbiamo anche il piacere di scambiare due chiacchiere con una coppia di signori che ci consigliano un buon posto dove montare la tenda visto che eravamo in una zona molto alta e ventilata. Subito dopo aver montato la tenda andiamo alla ricerca di un pub; la fame iniziava a farsi sentire e ci preoccupava tanto il fatto che erano quasi le otto di sera. In Irlanda, specie nei piccoli paesi, difficilmente troverai un pub che dopo le 19 ti serva ancora da mangiare… potrai solo bere!!! Per fortuna nel centro di Ballycastle The Diamond Bistro, con un ottimo stufato di manzo cotto nella Guinness e ovviamente con la mia immancabile pinta nera, riuscì a rimuovere questa mia inquietudine. Il mattino seguente lasciammo la struttura, girammo a destra immettendoci su Whitepark Rd e dopo poco più di un kilometro ecco una piccolissima e strettissima stradina sulla sinistra, per di più molto ben asfaltata, che ci portò dritti verso il parcheggio di Kinbane Head dove poi da lì un sentiero in discesa in 5 minuti ci condusse al castello. Percorrendo queste piccole stradine di campagna, peraltro come già detto ben tenute e curate, mi da come l’impressione che in questo caso l’uomo abbia chiesto il permesso alla natura di costruire e mettere una striscia di asfalto dove prima c’erano erba e fiori e che questo permesso gli sia stato concesso ad una condizione: avere rispetto! Non è tanto la storia di questo castello che mi ha attirato a venir fin qui, bensì la sua posizione molto remota, sperduta, lontana dalla quotidianità, e mentre ammiravo ciò che mi circondava cercavo di immaginare quelle scene di vita reali ambientate nella prima metà del 1500 quando il castello era di proprietà dei MacDonnell. Mi incuriosiva tanto poter fare un salto nel passato e vivere quegli attimi, vivere ad esempio un giorno di tempesta per sentire le onde dell’oceano che si alzavano e sbattevano contro le mura del castello. Ero molto ispirato quel giorno, l’ambiente circostante aiutava tantissimo.




“Non ho mai avuto problemi a trovare l’ispirazione: l’Irlanda e la sua ricchezza culturale sono sempre a disposizione!”
Brendan Gleeson
BELFAST
E così dopo aver vagato per posti sconosciuti e meravigliosi mi tocca ritornare in città, stavolta il capolinea sarà la capitale dell’Irlanda del Nord, Belfast. Sarà qui che terminerà il mio viaggio on the road prima di raggiungere l’aeroporto di Dublino dove consegnerò a malincuore la mia amica di avventura hybrid. Ammetto che l’impatto con la città non è stato del tutto idilliaco, anzi… Trovarmi catapultato nel caos cittadino, macchine, camion e bus ovunque, semafori ad ogni incrocio, Maps che era lento nel darmi le indicazioni (forse si era abituato ai ritmi slow di campagna) è stato come correre bendato per poi finire la mia corsa contro un muro. Mi mancava la tranquillità dei giorni trascorsi, ma dovevo abituarmici ormai. Decidiamo di raggiungere il B&B e lasciare l’auto per dedicarci alla scoperta della città a piedi. Notiamo subito che come tante altre capitali europee Belfast è una citta universitaria, un grande centro industriale e commerciale. Proprio come Derry anche Belfast ha vissuti anni storici recenti molto bui dovuti alle guerriglie urbane durante i Troubles tra gli unionisti e nazionalisti. Ancor oggi ci sono i segni di quei conflitti, anche qui i murales raccontano quei tristi avvenimenti; esistono dei cancelli che vengono aperti e chiusi in orari stabiliti e che dividono i quartieri delle due fazioni opposte, anche se ormai quei tipi di scontri sono solo lontani ricordi. Il cuore pulsante della città è senz’altro la zona di Victoria Square con i vicinissimi punti di riferimento quali il bellissimo Belfast City Hall, Municipio della città, il St George’s Market e l’Europa Bus Centre che collega benissimo il centro della città con i due aeroporti, il Belfast City Airport (conosciuto anche con il nome George Best Belfast City Airport) e Belfast International Airport. Come già detto la mia avventura irlandese è quasi giunta al termine. A Belfast saluterò mia moglie che (beata lei…) rimarrà qui altre due settimane per prendere parte ad un corso di lingua inglese, una bellissima esperienza che spero un giorno di poter realizzare, mentre per me sento le sirene del lavoro che ormai mi chiamano, sigh! Ed eccomi allora rimettermi al volante pronto ad affrontare gli ultimi 160km irlandesi che mi separano dal mio rientro in Italia. Durante quest’ora e mezza di viaggio mi tengo compagnia con della buona musica Irish, Whisky in the jar dei The Dubliners, Galway Girl dei The Kilkennys, Drunken Sailer degli Irish Rovers, The fields of Athenry di Paddy Reilly, e non faccio altro che pensare minuziosamente a tutte le esperienze fatte e alle emozioni vissute, a tutte le volte che con poco madre terra Irlanda mi ha fatto sobbalzare il cuore e spalancare gli occhi rimanendo a bocca aperta. I miei occhi non potranno più dimenticare le svariate e infinite tonalità di verde, il mio naso non potrà più dimenticare il profumo dell’Oceano Atlantico, le mie orecchie non potranno più dimenticare il dolce suono dell’arpa e il risonare d’impeto delle onde che si infrangono sulle scogliere, la mia lingua non potrà più dimenticare i sapori della tipica cucina irlandese e il gusto dell’inconfondibile Guinness, le mie mani non potranno più dimenticare il calore che questa terra mi ha donato accompagnandomi dal primo all’ultimo giorno, dal primo all’ultimo metro. L’Irlanda è una terra che fa vibrare i sensi e con molta eleganza si è ritagliata uno spazio nel mio cuore.